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LE 10 REGOLE PER GLI ESCURSIONISTI
Come immaginerai, la percorribilità degli itinerari in un ambiente montano è strettamente legata alle condizioni contingenti e dipende quindi da fenomeni naturali, cambiamenti ambientali e condizioni meteo. Per questo motivo, le informazioni contenute in questa scheda potrebbero aver subito variazioni. Prima di partire, informati sullo stato del percorso contattando il gestore dei rifugi sul tuo percorso, le guide alpine, i centri visitatori dei parchi naturali e gli uffici turistici.
Da Località Castelir si seguono le indicazioni verso Forte Dossaccio. Il percorso si snoda completamente su strada sterrata; il primo tratto attraversa verdi prati di montagna con qualche isolata baita. Successivamente si entra del bosco che porta tracce della tempesta Vaia (Ottobre 2018).
Si arriva a Forte Dossaccio dal quale si gode un magnifico panorama sulle Pale di San Martino e sulle cime della Catena del Lagorai.
Il ritorno avviene sullo stesso percorso dell'andata.
NOTE STORICHE - Complesso fortificato austriaco, costruito insieme alla strada di accesso a Forte Buso - fra il 1886 ed il 1900 - e ammodernato prima della guerra (nel 1912). Il forte venne scavato nella roccia del Dossaccio e costruito in pezzi di porfido. Ad esso sono annessi la vasca per la raccolta dell’acqua piovana (essendo stato costruito sulla parte più elevata, non ci sono sorgenti) un camminamento per l’osservatorio, sotterranei e trincee.
Il Forte Dossaccio è stato concepito per agire in lontananza da posizione sicura con possibilità di sparare in tutte le direzioni (verso Passo Valles, verso Rolle - Colbricon, verso Bocche - Juribrutto ed eventualmente anche verso Predazzo, in caso di sfondamento sul Lagorai). Il fossato frontale era protetto da un cofano di calcestruzzo con un gruppo di mitragliatrici.
L’armamento era costituito da 4 cannoni da 120 mm in casamatta con feritoie ad apertura minima, da 4 obici da 100 mm in cupole d’acciaio girevoli e da 12 mitragliatrici da 8 mm. Il forte era inoltre dotato di una torre per riflettori e di 3 osservatori corazzati. Nel corso della guerra i cannoni vennero spostati all’esterno del forte, nel bosco, in parte in gallerie blindate, collegate con tunnel e trincee. Nelle cupole degli obici che furono rifatte in calcestruzzo, furono impiantati dei tronchi per simulare la presenza dei cannoni spostati. Nel 1915 e 1916 i cannoni contribuirono efficacemente alla difesa della linea del Passo Rolle e del Colbricon. Il forte fu ripetutamente bombardato, ma i grandi blocchi di porfido resistettero efficacemente anche alle granate da 280 mm dell’artiglieria italiana.