L'attaccamento della popolazione della Val di Fiemme al proprio territorio e la radicata propensione all'autogoverno hanno un autorevole fondamento nella Magnifica Comunità di Fiemme, istituzione che risale al XII secolo, a cui vescovo di Trento riconosce una propria autonomia amministrativa.
Nel corso dei secoli, la Comunità, una sorta di repubblica rustica, riesce a difendere la propria autonomia e le sue proprietà contro tutte le ingerenze esterne. La valle viene divisa in Regole che raccolgono i paesi della valle, i cui rappresentanti eleggono ogni anno lo Scario, ovvero il presidente della Comunità.
L’ente gestisce i beni del territorio, boschi, malghe, prati, il pascolo del bestiame, la caccia e la pesca, adottando un sistema di rotazione di retaggio longobardo, ma dirime anche le questioni giuridiche e i contenziosi che venivano discussi in quello che viene tuttora chiamato “banco della reson”, al centro del parco della Pieve a Cavalese.
I privilegi della Magnifica Comunità di Fiemme vengono di fatto aboliti dal governo bavarese nel 1807. Persa la sua secolare funzione politico-amministrativa, dopo una serie di mutamenti nello statuto, la Magnifica Comunità rimane però un'istituzione ancora operante al giorno d'oggi nella gestione dell'immenso patrimonio boschivo della valle, importante non solo per il corretto sfruttamento forestale, ma anche per il mantenimento dell’identità storica, sociale e culturale della valle.
La Magnifica Comunità ha sede nel suo Palazzo, edificio storico di Cavalese, che ospita la pinacoteca, il museo e l’archivio di manoscritti, statuti e scritture importantissime per la storia antica di Fiemme.