Tappa molto lunga (ma la si può spezzare), di dislivelli importanti, ma di grandissima soddisfazione: una delle più belle dell’intero Sentiero della Pace. Uno dopo l'altro, ammiriamo tanti dei gruppi dolomitici più famosi, tra cui le Pale di San Martino.
Si parte immersi nella foresta di Paneveggio, denominata anche Foresta dei Violini, nota fin dai tempi antichi ai liutai che qui venivano per trovare il legno di risonanza adatto a costruire violini e strumenti a corda. Raggiunta Malga Bocche consigliamo una sosta per ammirare il magnifico panorama verso le Pale di San Martino. Il sentiero prosegue per una prima parte nel bosco di pini cembri, per poi uscire dalla vegetazione e raggiungere il Lago delle Bocche. Si prosegue poi su terreno aperto e panoramico sul quale si notano alcuni resti di trincee costruite con i sassi di porfido. Raggiunta Forcella Juribrutto iniza la discesa verso Passo San Pellegrino che regala la vista sulle creste dolomitiche di Costabella e cima L'Om. Dal passo ci si incammina nuovamente in salita, dapprima su asfalto, poi su strada sterrata in mezzo ai pascoli ed infine su sentiero per raggiungere il Pas dele Sele con l'omonimo rifugio. Questa è la meta finale: da qui la vista è strepitosa e ripaga tutta la fatica di questa lunga tappa.
Pur in assenza di difficoltà tecniche, la tappa è davvero lunga; a ragione degli importanti dislivelli (la prima salita comporta un dislivello positivo di oltre 1000 metri) i tempi di percorrenza sono lunghi. È comunque possibile spezzarla a Passo San Pellegrino.
L'ultima parte di salita lungo il sentiero 626, verso la forcella sud-est di Cima Bocche, si svolge senza una traccia chiara sul terreno: occorre aguzzare la vista per scorgere gli ometti di pietra, pur numerosi, e monitorare la traccia gpx.
Il Sentiero della Pace è un’alta via, non un semplice cammino: richiede pertanto la giusta preparazione ed esperienza. Se sei alle prime armi, affidati a una guida!
Prima di partire, leggi con attenzione i nostri consigli sulla prudenza in montagna
Da Paneveggio, prendiamo la strada sterrata (sentiero 626) e iniziamo la lunga salita verso la Forcella Juribrutto. Procediamo agili per ampi tornanti, al sole, fino a quota 1819, passiamo su sentiero ciottolato e ci inoltriamo nel bosco. Poco dopo, presso un bivio (appena prima di un ponticello), teniamo la sinistra e seguiamo il 626, giungendo in breve alla bella Malga Bocche. Continuiamo a prendere quota sul 626, perlopiù nel bosco, e superiamo il Bait dele Vedele, un piccolo bivacco in legno, molto spartano, utile riparo in caso di maltempo. Il bosco si dirada e continuando a salire (alla nostra destra corre un piccolo torrente, il Rio di Bocch) giungiamo al bel Lago delle Bocche (2248 m), al centro di una conca semicircolare sottesa a Cima Bocche.
Ormai allo scoperto, procediamo in traverso fino a trovare un cartello con le indicazioni per la forcella Juribrutto, sempre sul 626 (volendo, continuando sul traverso si può arrivare velocemente all'obelisco di Val Miniera, un monumento militare dedicato agli alpini). Prendiamo a salire e tutto intorno spiccano le vecchie trincee della Grande Guerra; la traccia sul terreno si fa sempre più labile e dobbiamo affidarci agli ometti di pietra per intuire la direzione; la pendenza non è mai eccessiva e la salita scorre bene. A quota 2561 metri ci affacciamo a una selletta, lungo la cresta sud-est di Cima Bocche; la vista è portentosa e, oltre alle ormai note Pale di San Martino, verso est avvistiamo il Civetta e, al suo fianco, il Pelmo. Appena sotto di noi scorgiamo il Lago di Juribrutto.
Imbocchiamo il sentiero 628 e perdiamo ripidamente quota (ma su buon tracciato), affrontando un paio di pietraie. Giunti alla Forcella Juribrutto (2387 m) troviamo, oltre a una piccola pozza naturale, una minuscola tettoia e sotto di essa un tavolo, ottimo per fare pranzo. Dal valico attacchiamo così la lunga discesa, sempre sul 628; superate un paio di pietraie, imbocchiamo il sentiero in traverso che corre ai piedi delle falesie rossastre dello Juribrutto, in leggera pendenza; quindi, dal Pas de l'Ors, lo scenario si apre e scorgiamo Passo San Pellegrino e, al di sopra, le creste dolomitiche di cima L'Om.
Continuiamo a scendere, senza fatica, lungo i prati de Le Palue; qua e là avvistiamo dei vecchi ripari militari. Giunti infine nei pressi di Passo San Pellegrino, vale la pena circumnavigare il laghetto omonimo, sulle cui rive sono installate alcune sculture lignee.
Attraversata la strada, attacchiamo la seconda salita del giorno (a meno che non sia già troppo stanchi, nel qual caso ci si può fermare in uno dei tanti alberghi qui presenti). Dopo un primo tratto su asfalto prendiamo un tracciolino sulla sinistra che taglia tra i prati, e ci immettiamo sulla strada sterrata in decisa pendenza, senza tregua. Dopo un paio di chilometri lasciamo la carrozzabile e seguiamo il sentiero 604; un ultimo strappo, e giungiamo al tanto atteso Pas de le Sele, dove è ubicato l'omonimo rifugio. La vista è strepitosa, tanto a est quanto a ovest, ed è certamente uno spot notevole da cui ammirare il tramonto e, soprattutto, l'alba che colora il Civetta.
Se si ha ancora benzina nelle gambe, si può tuttavia proseguire sul 604 e scendere fino al rifugio Taramelli, in posizione meno aperta, ma di atmosfera molto intima.
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